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Scheda informativa: Carbone del mais

Carbone del maisIl Carbone del mais è una malattia fungina che si manifesta su tutte le parti epigee della pianta con formazioni ipertrofiche (tumori) di forma e diametro assai variabili. Dapprima le masse tumorali appaiono bianche e carnose per poi assumere un colore violaceo e quindi nero. Tali formazioni sono inoltre ricoperte da una pellicola sottile che rompendosi determina la fuoriuscita di una polvere nerastra costituita dalle clamidospore. Il fungo colpisce in particolare gli organi riproduttori della pianta come le spighe e le infiorescenze maschili. Sulle spighe la massa tumorale può raggiungere anche il diametro di 15-20 cm, mentre nelle foglie le ipertrofie sono più piccole (0.5-1.5 cm), più secche e normalmente localizzate parallelamente alle nervature. Quando ad essere colpita è la parte bassa del fusto di solito si verifica un minor sviluppo della pianta accompagnato da sterilità o da produzione di spighe di minori dimensioni e solo raramente si può arrivare alla morte della pianta.
L’agente della malattia è il basidiomicete Ustilago maydis (sin Ustilago zeae) che trascorre il periodo critico invernale nel terreno e/o nei residui colturali sottoforma di clamidospore, cioè spore resistenti in grado di mantenere inalterata la propria capacità germinativa anche per 4-5 anni.
In condizioni ambientali favorevoli le clamidospore germinano emettendo un basidio che a sua volta produce altre spore (basidiospore). Queste ultime trasportate dal vento e dalla pioggia, raggiungono le piante di mais e danno origine al processo di infezione con l’emissione di un promicelio che penetra all’interno della pianta attraverso ferite, stomi o direttamente perforando la parete cellulare. Una volta all’interno il fungo invade i tessuti e induce la formazione di ipertrofie che possono rendersi manifeste anche dopo 1-2 mesi dall’infezione.
La malattia è favorita principalmente da un clima caldo-asciutto con temperature comprese tra i 26 e i 34 °C.
La lotta alla malattia si basa fondamentalmente su pratiche agronomiche tra cui la scelta di ibridi di mais resistenti all’infezione, le rotazioni lunghe in caso di forte infestazione, la raccolta e la distruzione dei giovani tumori prima che rilascino le spore nel terreno, una equilibrata concimazione azotata dal momento che un utilizzo eccessivo di azoto può rendere le piante maggiormente sensibili all’attacco del patogeno. Possono essere, inoltre, utilizzate alcune precauzioni chimiche che consistono nella concia del seme con Carbendazim, Carbossina+Maneb, Tiram o Mancozeb.



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