Calcolo del WCI (Wind Chill Index)
Il Wind Chill Index* (WCI) o indice di freddo consente di valutare lo stato di malessere avvertito da persone e animali in seguito all'esposizione a condizioni di basse temperature e vento. In sostanza è una misura del tasso di perdita di calore da un corpo e permette, quindi, di stimare "la temperatura apparente", cioè la temperatura realmente percepita dall'organismo e non quella misurata nell'aria da un comune termometro. Gli animali di interesse zootecnico, infatti, essendo organismi "omeotermi", quando sono esposti a condizioni di freddo intenso e in presenza di un'elevata ventosità tendono a utilizzare una discreta parte della loro energia corporea per il processo di termoregolazione a scapito, quindi, delle attività produttive e riproduttive. Naturalmente la sensibilità dei diversi organismi a condizioni meteorologiche estreme dipende da diversi fattori quali ad esempio la specie, la razza, l'età, lo stato fisiologico e il livello produttivo.
Per il calcolo dell’indice di freddo è stata utilizzata la formula di Siple e Passel (1945) di seguito rappresentata:
dove:
Ta: temperatura dell’aria [°C];
V: velocità del vento [m/s]
Tale formula è valida per Ta<10 °C e V compreso tra 1,78 e 25 m/s.
In base alla classificazione di Siple e Passel è possibile distinguere 7 classi di disagio sempre più critiche con il decrescere dei valori dell’indice: WCI>10 sostanzialmente nessun effetto; 10≥WCI>-1 condizione di lieve disagio; -1≥WCI>-10 condizione di disagio; -10≥WCI>-18 condizione di elevato disagio; -18≥WCI>-29 possibile congelamento in seguito ad esposizione prolungata; -29≥WCI>-50 congelamento in seguito ad esposizione prolungata e WCI≤-50 rapido congelamento in seguito a breve esposizione.
Durante le giornate più fredde onde evitare perdite eccessive di produzioni o altri disturbi di carattere fisiologico si consiglia di tenere il più possibile al riparo gli animali e di somministrare loro razioni molto energetiche aumentando il contenuto di concentrati e limitando la quantità di fibra, in quanto le basse temperature tendono a diminuirne la digeribilità e, quindi, il valore nutrizionale.
* Siple P. A. & Passel C. F., 1945. Measurements of dry atmospheric cooling in subfreezing temperatures. Proc. Amer. Phill. Soc., 89: 177-199.
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