Il clima della Sardegna
7. LA NEVE
La rete di stazioni pluviometriche del Servizio Idrografico (figura 1.3), oltre alla quantità di pioggia, registra anche una serie di informazioni riguardo alle precipitazioni nevose, alla permanenza di neve sul terreno e all’altezza del suo manto. Come detto in precedenza la grande densità di tale rete ha permesso di avere una discreta copertura del territorio, priva tuttavia delle zone più impervie (per esempio l’intero massiccio del Monte Linas e le cime del Gennargentu), giustificate da ragioni di difficile accessibilità di tali siti, soprattutto in presenza di avverse condizioni meteorologiche(9). Giacché proprio tali zone sono le maggiormente interessate, il risultato è dunque quello di poter studiare correttamente il fenomeno fino alle quote medio-alte, tralasciando le situazioni estreme.
Resta comunque da osservare che l’insieme di informazioni disponibili è legato ad osservazioni a vista, quali la constatazione dell’avvenuta precipitazione nevosa o della presenza di neve sul terreno e di conseguenza esse sono in certa misura soggettive.
Una precipitazione è di tipo nevoso, quando lo strato dell’aria in cui avviene la precipitazione si trova a temperature inferiori allo zero termico. Considerando la media (figure 4.19, 4.20, 4.21, 4.22, 4.23, 4.24, 4.25, 4.26, 4.27, 4.28, 4.29, 4.30 e 4.31) e la varianza delle temperature minime, una situazione siffatta ha una probabilità significativamente diversa da zero solo nelle zone montuose e limitatamente ai mesi invernali.
In base alle considerazioni fatte si è deciso di interpolare i dati utilizzando come variabili indipendenti la posizione del punto e la sua quota. A differenza di quanto fatto per la temperatura e l’umidità, il numero di stazioni permette di utilizzare un grigliato di 10x10 km2, in accordo con quanto detto in Appendice.
L’utilizzo di un’interpolazione, seppur in presenza di una rete di stazioni particolarmente densa, si è rivelato molto utile per varie ragioni. In primo luogo, nelle zone pianeggianti e collinari il fenomeno è così sporadico da far sì che trenta anni di osservazioni non siano sufficienti per evitare sottostime o sovrastime; interpolare risulta quindi necessario per stimare il legame reale fra la neve e la posizione geografica della stazione. Inoltre le osservazioni a vista, essendo fortemente legate alla persona che le compie, sono particolarmente suscettibili di errori sistematici, che tuttavia variano da un osservatore all’altro; un’interpolazione in questo caso permettere di mediare tali errori e quindi di ridurne l’incidenza. Tutto ciò ovviamente non vale per le piogge, nonostante la rete di osservazioni sia la stessa, proprio per la diversa natura dei dati.
La mancanza, però, di stazioni nelle zone più impervie, nonché la naturale tendenza di ogni metodo di interpolazione a smussare gli estremi, assieme al fatto che ogni punto di griglia ha una quota che è la media della zona che esso rappresenta, ha portato ad una sottostima di quelli che possono essere i valori nelle zone più alte della Sardegna. Per colmare in parte tale lacuna si è deciso di mostrare, in coda al Capitolo, i dati della stazione di Vallicciola, posta sulla cima del Monte Limbara ad una quota di 1040 m. Vista la posizione essa è la migliore candidata a dare un’indicazione di quale sia la portata del fenomeno neve sulle cime dei monti della Sardegna.
Passando ora a descrivere i risultati raggiunti si tenga presente che verranno mostrate solo le medie dei mesi realmente interessati dall’evento meteorologico in questione, ordinati in modo da non spezzare la stagione invernale, come invece è avvenuto nei precedenti capitoli.
(9) Non si dimentichi che, trattandosi di osservazioni a vista, è necessario che l’operatore possa accedere al sito, e tale accessibilità potrebbe risultare particolarmente difficoltosa in presenza di intense precipitazioni o di terreno ricoperto da uno spesso manto di neve e cioè proprio in corrispondenza degli eventi più interessanti per lo studio in questione.
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