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Riepilogo mensile agrometeorologico di gennaio 2003


ANALISI DEI FATTORI AGROMETEOROLOGICI
Il mese di gennaio si è caratterizzato, dal punto di vista agrometeorologico, per le consistenti precipitazioni che hanno interessato l'intero territorio regionale, superando in alcune aree anche largamente i valori medi climatici mensili, e per i bassi valori di temperatura.

Le piogge sono cadute in tre distinti periodi separati da alcuni giorni di bel tempo in cui si sono registrati bassi valori delle temperature minime ed elevate escursioni termiche, (in particolare nella prima metà del mese) anche in località poste a quote modeste.

Precipitazioni
Il regime pluviometrico del mese è stato indubbiamente favorevole per i positivi riflessi sulle disponibilità idriche e sull'accumulo nei bacini di raccolta, in vista della stagione secca. Gli apporti registrati si vanno a sommare alle piogge che hanno interessato l'intero autunno e l'inizio dell'inverno, rendendo l'attuale stagione piovosa particolarmente benevola, in particolare se raffrontata a quanto si è osservato negli anni recenti. Inoltre, le piogge di questo periodo acquistano una particolare rilevanza se si considera che il regime pluviometrico degli ultimi anni si è contraddistinto per un marcato deficit pluviometrico nei primi mesi dell'anno.
Altro aspetto importante è rappresentato dalla consistenza delle piogge registrate (da 115 a 230 mm circa) nelle località situate a monte dei principali invasi del Flumendosa, con gli evidenti riflessi positivi per le aree che da questi dipendono, quali il Campidano di Cagliari, e per l'agricoltura, il settore più esigente e spesso sacrificato.

Analizzando i totali misurati, i valori più elevati sono stati registrati nel Sulcis e nell'Ogliastra, dove complessivamente sono stati totalizzati 208.4 mm nella stazione di Domus de Maria e 232.0 mm a Villanova Strisaili, in entrambi i casi ben oltre il doppio della media climatica.
Particolarmente consistenti sono state anche le piogge che hanno interessato le aree centrali dell'isola, in particolare il Montiferru, il Marghine, il Goceano ed il Nuorese, in cui si sono registrati valori totali compresi tra 150 e 180 mm circa. Le aree che hanno ricevuto i minori apporti sono essenzialmente il Campidano di Cagliari e le Baronie, con cumulati che variano tra 70 e 100 mm circa.

Per quanto riguarda la distribuzione nell'arco del mese, si segnala un elevato numero di giorni piovosi, variabili da 15-17 nelle aree in cui maggiori sono stati gli apporti di pioggia, fino a minimi di 9-11 giorni nelle aree maggiormente carenti. Se si analizza la frequenza dei singoli eventi giornalieri in relazione all'entità, si può evidenziare come per il 68 % i valori sono al di sotto di 10 mm e per il 43 % sono uguali o inferiori a 5 mm.

L'esame dei singoli dati giornalieri pone in risalto gli elevati valori registrati il giorno 6 nelle aree centrali (Illorai 62.2 mm, Scano di Montiferro 58.6 mm e Macomer 57.8 mm), ed il 17 al centro-sud (Villanova Strisaili 78.2 mm, Domus de Maria 65.8 mm). Tali valori appaiono i più elevati registrati nell'intero quadrimestre ottobre-gennaio.

In generale le piogge più abbondanti hanno avuto una durata di diverse ore, con valori d'intensità oraria contenuti (salvo casi particolari, es. Macomer), consentendo all'acqua piovana d'infiltrarsi nei suoli, particolarmente in quelli più permeabili. Nelle aree in cui maggiori sono stati gli apporti, e con suoli tendenzialmente compatti o di limitato spessore, si sono determinate condizioni di saturazione con conseguenti ristagni superficiali, come è stato possibile osservare per esempio sull'altopiano di Campeda.

Evapotraspirazione
L'evapotraspirazione di riferimento stimata durante il periodo in esame ha mostrato valori medi mensili compresi tra 0.7 e 1.4 mm circa, nella generalità delle stazioni monitorate. I valori giornalieri più elevati in un solo caso hanno superato i 3 mm, quando nella stazione di Jerzu, si sono raggiunti 3.6 mm, il giorno 3.

Bilancio idro-meteorologico
Elaborando congiuntamente i due parametri precedentemente esaminati, derivano condizioni del bilancio idro-meteorologico, e pertanto della disponibilità idrica complessiva, alquanto differenti nelle diverse aree dell'isola (tabella 1).
Tali condizioni riflettono sostanzialmente la distribuzione delle piogge sul territorio isolano: ed evidenziano condizioni di surplus particolarmente marcate, soprattutto se si raffrontano i valori con quelli elaborati lo scorso anno, in cui le scarse piogge a malapena raggiungevano i valori di evapotraspirazione.

Temperature
L'analisi delle temperature del mese, i cui valori più significativi sono riportati nella tabella 2 e nei grafici allegati (stazioni di Orani, Ozieri, Siliqua, Giave ed Arborea), pone in risalto come il periodo più freddo si è verificato verso la metà del mese, in particolare nel periodo tra il 12 ed il 16. In questi giorni, circa il 30% delle stazioni hanno registrato temperature al di sotto di 0 °C per oltre tre giorni e in alcuni casi, nel corso della giornata, si sono avute più di 12 ore consecutive sotto questa soglia.
In un limitato numero di aree monitorate (es. stazioni di Giave, Sadali e Villanova Strisaili) i valori negativi si sono protratti complessivamente per più di 60 ore e raramente le minime hanno raggiunto valori inferiori a -5 °C. Solo nella stazione di Villanova Strisaili, infatti, si sono verificate temperature inferiori a -7 °C, precisamente, nei giorni 13, 14 e 15, durante i quali si è registrato il valore, in assoluto, più basso del mese: -9.6 °C.

Confrontando tali dati con i valori registrati nel gennaio dello scorso anno si può senza dubbio affermare che il mese in esame è stato sicuramente meno freddo. Questo discorso è valido sia per le aree collinari e montane dell'isola e sia per le aree agricole di pianura come la Nurra, la Piana di Arborea e il basso Campidano di Cagliari. Nel gennaio del 2002, infatti, ben 6 stazioni (Allai, Benetutti, Giave, Oliena, Ozieri e Villanova strisaili) sono state caratterizzate da oltre 140 ore al di sotto dei 0 °C ed in alcune di queste si sono registrati, per oltre tre giorni consecutivi, estremi termici inferiori a -5 °C.

CONSIDERAZIONI AGRO-FENOLOGICHE
Le coltivazioni dei cereali autunno-vernini hanno risentito delle condizioni di saturazione e ristagno idrico dei terreni, determinate dalle abbondanti e prolungate precipitazioni che hanno contraddistinto il mese. Infatti, praticamente in tutte le zone agricole interessate da questo tipo di colture si sono osservati fenomeni di asfissia radicale ed evidente stato di stress delle piantine, in piena fase di accestimento.
Le prolungate condizioni di saturazione dei suoli possono inoltre aver determinato altri conseguenze negative, come la diminuzione del contenuto di azoto sia per il dilavamento dei nitrati e sia perché, in presenza di un ambiente povero di ossigeno, viene favorita l'attività dei batteri denitrificanti. Di questo aspetto occorre tener conto dal momento che una limitata disponibilità di azoto nel terreno, in questa fase fenologica, può provocare clorosi e conseguentemente riduzioni dell'attività fotosintetica della pianta.

Un altro problema legato al prolungato stato di imbibizione del terreno è rappresentato dallo sviluppo di alcuni parassiti che colpiscono in particolar modo l'apparato radicale (per esempio gli agenti del mal del piede), causando gravi danni alle piante se non si interviene opportunamente con mezzi di difesa.

Le basse temperature e le gelate che si sono verificate in particolare a metà mese non hanno invece provocato sensibili danni alle colture in campo, in quanto le minime registrate si sono sempre mantenute ben al di sopra delle soglie critiche (es. per il frumento duro normalmente si attesta intorno a -8 °C/-10 °C). Tuttavia, il verificarsi, in molte zone della Sardegna, di valori termici inferiori a 0 °C ed il protrarsi di questi estremi per diverse ore, ha senz'altro provocato un arresto dell'attività vegetativa delle piantine considerando che in questa fase presentano lo zero di vegetazione intorno ai 0 °C.

Analoghe considerazioni possono essere fatte per le essenze foraggere tipiche degli erbai (orzo, avena), dei prati (erba medica e trifogli) e dei pascoli naturali.
In particolare, tra tutte le essenze foraggere, le leguminose sono le più sensibili alla presenza di ristagni nel terreno essendo caratterizzate da un apparato radicale fittonante e carnoso, che appare quindi più predisposto all'azione dei marciumi.

Tra le conseguenze legate alla presenza di campi allagati e impraticabili, va segnalata anche la limitazione del pascolamento del bestiame, che talora si è preferito trattenere in stalla o in ovile, anche per salvaguardare gli animali dal rischio di zoppie e distorsioni. In tali condizioni, il conseguente ricorso ad una alimentazione basata principalmente su concentrati altamente proteici, (considerando la difficoltà quest'anno di reperire scorte di fieno) o, al contrario, su foraggi verdi, bagnati o imbrattati di terra, ha in alcuni casi reso più suscettibili gli animali alle infezioni di mastite.

Se lo scorso anno fu la scarsità di precipitazioni del periodo autunno-invernale e la conseguente carenza idrica dei terreni a ridurre l'attività vegetativa delle specie foraggere, provocando una produzione insufficiente per le esigenze del comparto zootecnico, quest'anno, al contrario, i principali problemi derivano piuttosto dall'eccesso di umidità dei terreni derivante dalle abbondanti precipitazioni.

Considerando le altre colture erbacee, meritano di essere esaminati gli effetti sulle coltivazioni di carciofo, che in alcune aree hanno subito danni causati dalle basse temperature. Nelle zone agricole del Campidano di Oristano e Cagliari, infatti, gli abbassamenti termici e le gelate hanno prodotto conseguenze sulle piante, che hanno manifestato necrosi dei tessuti e disseccamenti, con il conseguente scadimento della qualità del prodotto, che in certi casi non si è potuto commercializzare.
Come si evince dai grafici e dalle tabelle allegate, nella stazione di Arborea, infatti, sono state registrate temperature minime inferiori a 0 °C tra il 12 e il 15 del mese, con il valore più basso di -2.6 °C nella notte del 15 in cui si sono avute ben 8 ore al di sotto di 0 °C. Anche nella stazione di Samassi si sono verificate gelate, ed in particolare il giorno 14, quando si è raggiunta la minima di -1.7 °C e si sono registrate 5 ore al di sotto di 0 °C. Nella Bassa Valle del Coghinas, invece, le temperature si sono mantenute per tutto il mese di qualche grado al di sopra dello zero, non creando danni.

Per quanto riguarda la bietola, invece, le condizioni temiche non dovrebbero aver danneggiato le colture seminate in autunno, in quanto sufficientemente sviluppate da sopportare i minimi termici registrati. Anche per le semine tardive, effettuate nel nord ovest della Sardegna, non si sono riscontrati problemi.

Analizzando gli effetti delle condizioni meteorologiche sulle colture arboree va rilevato che molte specie, quali la vite, le drupacee e le pomacee in generale, trovandosi nella fase di riposo vegetativo, caratterizzata da elevata resistenza al freddo, non hanno subito danni.
Per quanto riguarda il mandorlo, durante il periodo si è osservata la fase di piena antesi per le varietà precoci, mentre in latri casi si è presentato in fase di bocciolo fiorale. In entrambi i casi la resistenza dei fiori del mandorlo alle basse temperature ha consentito di superare il mese di gennaio senza particolari danni, e le stesse osservazioni di campo hanno confermato l'assenza di particolari anomalie rispetto alle condizioni medie degli ultimi anni.

Anche per quanto riguarda l'olivo, per il quale sono state ultimate le operazioni di raccolta in quasi tutta la Sardegna, i minimi termici registrati nelle principali aree di coltivazione non dovrebbero aver danneggiato la coltura, considerando che presenta una temperatura critica intorno a -5 °C. Nelle aree in cui si sono verificati ritardi nell'effettuare le operazioni di raccolta, le drupe ancora pendenti potrebbero aver subito delle lievi alterazioni, capaci di influenzare negativamente la qualità del prodotto finale.

Per la coltivazioni degli agrumi, in generale il periodo considerato non ha causato particolari condizioni di stress sotto l'aspetto meteorologico. In alcune aree agrumicole, tuttavia, nel mese di gennaio si sono verificate abbondanti precipitazioni (es. stazione di Milis, dove sono stati registrati 162 mm) concentrati in pochi eventi piovosi. Le condizioni di ristagno idrico e conseguente asfissia radicale hanno provocato in questi casi fenomeni di clorosi e ingiallimento delle foglie e sofferenza da parte delle piante.
Le temperature minime, invece, non hanno condizionato particolarmente la produzione nelle cultivar che presentavano ancora frutti in fase di maturazione, data la resistenza fino a valori termici di poco inferiori allo zero (fino a -2,8 °C per i frutti). Tuttavia, in alcuni casi, ad esempio negli agrumeti del basso Campidano, l'esposizione prolungata al freddo può aver provocato alterazioni dell'epicarpo ed un parziale deprezzamento.

Anche per quanto riguarda molti insetti di interesse agrario le condizioni termo-pluviometriche, caratterizzate da frequenti gelate, hanno influito sensibilmente sull'abbondanza delle popolazioni.
Gli effetti dei minimi termici determinano infatti una selezione naturale, con vere e proprie falcidie sia degli stadi più giovani (es. larve) che delle specie più esposte. In particolare sono le larve di Lepidotteri a subire elevate mortalità, ma anche le Cocciniglie (come quella dell'Olivo) che, vivendo sui rami, risultano maggiormente esposte al gelo. In generale, per tutte le specie che compiono parte del loro ciclo nel terreno (larve di Lepidotteri e Coleotteri, pupe di Ditteri come ad esempio la Mosca della Frutta), l'effetto di minimi termici va valutato anche in relazione ad altri aspetti, quali il tipo di suolo ed il verificarsi di piogge prima delle gelate.
Infatti, se successivamente ad eventi piovosi l'acqua contenuta nel terreno congela, per un forte calo termico anche di poche ore, si verifica una mortalità degli insetti presenti nel suolo causata dall'azione fisica del ghiaccio, che può risultare anche più elevata di quella che si registrerebbe con la semplice esposizione a temperature leggermente maggiori ma per un periodo più lungo.

Per le specie che presentano soglie termiche inferiori rispetto ai valori registrati, invece, gli effetti non sono da ricercare direttamente sui tassi di mortalità, ma su altri parametri biologici, e si traducono ad esempio nella riduzione della fecondità, nell'assenza di accoppiamenti e in una riduzione del tasso di sviluppo, con conseguente allungamento della durata di vita.





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