Riepilogo mensile agrometeorologico di febbraio 2003
I fattori meteorologici che hanno caratterizzato il mese di febbraio dal punto di vista agricolo sono stati le precipitazioni, in alcune aree particolarmente abbondanti, ed il regime termico contraddistinto da valori inferiori alla media climatologia.
Precipitazioni
Le precipitazioni, anche a carattere nevoso, hanno interessato il territorio regionale in maniera molto eterogenea. In alcuni casi i valori registrati sono risultati particolarmente abbondanti, superando in molte località i valori climatici medi, fino a raggiungere valori totali eccezionali, in virtù delle abbondanti precipitazioni cadute sul finire del mese nella parte meridionale dell'isola.
Gli eventi piovosi hanno interessato un numero di giorni variabile da 5 - 8 nelle aree con i minori apporti, fino a giungere a 11 - 14 nelle aree in cui si sono registrati i cumulati superiori.
In generale, tuttavia, le precipitazioni piovose hanno avuto una consistenza modesta, come evidenzia il grafico relativo alla frequenza riferita ai singoli dati giornalieri: quasi i tre quarti dei valori (circa il 73 %) ricadono infatti nell'intervallo 1-10 mm ed oltre la metà hanno avuto una consistenza minore o uguale a 5 mm.
Schematicamente, in base ai totali registrati possiamo suddividere l'isola nei seguenti settori:
le aree nord-occidentali in generale, ad esempio La Nurra e l'Anglona, in cui si sono registrati gli apporti più esigui, pari 20-40 mm, corrispondenti al 40-60 % della media climatica;
la piana di Chilivani, la Gallura e la Baronia con 55-70 mm circa, equivalenti ad oltre il 70 - 100 % della media;
il settore centrale dell'isola, ad esempio l'Oristanese, l'alta valle del Tirso, le Barbagie, il Nuorese, etc., dove sono stati raggiunti valori mensili generalmente superiori delle medie climatiche di circa il 20%, pari a circa 70-120 mm;
il Campidano di Cagliari ha registrato valori decisamente inconsueti pari a circa 100-160 mm, corrispondenti al 150-200% della media;
infine l'Ogliastra, il Sarrabus-Gerrei e l'Iglesiente in cui sono stati totalizzati i valori mensili più elevati, variabili tra 150 e 300 mm (150-400% rispetto alla climatologia di queste aree), soprattutto per le abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni del mese.
Tuttavia, pur per una più corretta lettura dei valori di pioggia, andrebbero considerate anche le precipitazioni a carattere nevoso di difficile determinazione, che comporterebbero un incremento ai valori riportati dell'ordine di 10-20 mm secondo le località, come esposto nella sezione meteorologica,.
Da un confronto con i dati del 2002 (vedere tabella), emerge che, ad eccezione delle località del settore nord-occidentale, i valori registrati si discostano significativamente da quelli dell'anno scorso per la generalità delle stazioni considerate ed in particolar modo per quelle del centro-sud.
Considerando anche l'abbondanza nei mesi precedenti, le precipitazioni hanno determinato condizioni di saturazione dei suoli ed innalzamento delle falde, con conseguente riduzione del franco di coltivazione e fenomeni di marciume radicale in alcune aree e per alcune colture. In diverse località i suoli si presentavano per lunghi periodi come veri e propri acquitrini, per i persistenti ristagni superficiali causati del lento defluire dell'eccesso d'acqua, e le scarse perdite per evapotraspirazione tipiche del periodo.
Analizzando i singoli eventi piovosi, merita di essere evidenziata l'elevata intensità delle piogge che ha caratterizzato il giorno 27, per le conseguenze che ha determinato nelle località interessate. I grafici mostrano l'intensità oraria delle piogge registrate dalle stazioni di
Villasalto,
Villanova strisalili,
Samassi,
Guasila,
Decimomannu e
Siurgus - Donigala.
La violenza dell'evento e dall'altro anche alle caratteristiche dei suoli tipici in alcune delle aree colpite, in particolare per quanto riguarda il Campidano, hanno favorito i fenomeni di ruscellamento superficiale con conseguenti azioni erosive e deposizione di fango nelle aree a valle; la componente argillosa che caratterizza questi suoli conferisce ad essi una permeabilità piuttosto ridotta, incompatibile con apporti di elevate intensità. Inoltre, le piogge del periodo precedente ne hanno aumentato il contenuto di umidità, riducendone ulteriormente la capacità di immagazzinamento.
Le piogge che hanno interessato il periodo hanno permesso la formazione di deflussi idrici di una certa consistenza verso i bacini di raccolta. Le stesse precipitazioni nevose, abbondanti nelle località a maggior quota, rappresentano anch' esse un serbatoio idrico che potrà garantire il rifornimento dei bacini a valle, dilazionato nel tempo.
Evapotraspirazione
L'evapotraspirazione di riferimento (ETo) ha assunto valori medi mensili compresi tra 1.0 e 2.0 mm, nella maggior parte delle aree monitorate. I valori giornalieri più elevati, registrati sul finire del mese non hanno raggiunto i 3 mm.
Temperature
Il mese di febbraio è stato caratterizzato da temperature particolarmente basse, sia nei valori massimi che, soprattutto, nei valori minimi, per l'azione combinata dell'afflusso di aria fredda e dell'intenso irraggiamento verificatosi nei periodi di tempo stabile.
Soffermandoci sulle temperature minime riportate nella
tabella allegata, si può evidenziare come i valori registrati in alcune località siano stati particolarmente critici: in particolare risaltano le minime registrate dalle stazioni di
Gavoi,
Villanova Strisaili,
Illorai,
Sadali,
Giave,
orani e
Benetutti in cui si sono misurati valori inferiori a -5, fino a raggiungere -11.6 °C a Gavoi.
Da considerare, inoltre, il numero complessivo di ore in cui le temperature sono state inferiori allo zero nell'arco del mese, nonché il massima permanenza giornaliera, per gli effetti che il perdurare di tali condizioni ha sulle colture.
Nei grafici è riportato l'andamento delle temperature nell'arco del mese per le stazioni agrometeorologiche di
Olmedo,
Ozieri,
Orani,
Illorai,
Arborea,
Villanova Strisaili e
Siliqua.
Come accennato durante il mese si sono verificate nevicate anche a bassa quota.
Ma tali condizioni non sembrano aver arrecato particolari danni alle coltivazioni sia perché le minime non sono state particolarmente basse sia per l'effetto coibente del manto nevoso sul terreno e sulle piante: infatti, l'aria trattenuta dalla neve la rende un ottimo isolante termico conferendole un ruolo positivo da un punto di vista agricolo, poiché il manto nevoso mantiene la temperatura qualche grado al di sopra dello zero, evitando il congelamento del suolo.
Le gelate più intense invece si sono verificate a seguito della combinazione dei due fenomeni: avvezione di aria fredda ed irraggiamento notturno, cioè la perdita di calore verso l'atmosfera durante la notte sotto forma di energia radiante, ed il conseguente progressivo raffreddamento delle superfici esposte. Tale fenomeno è tanto maggiore quanto più l'aria è limpida e tersa, non vi sono nuvole o foschie, l'umidità dell'aria è bassa ed il vento è assente.
In tali condizioni l'aria è più fredda vicino al suolo ed aumenta sensibilmente con la quota fino a far registrare incrementi anche di 5-6 °C ad un'altezza di pochi metri; in conseguenza di ciò i danni arrecati alle colture sono maggiori nella parte bassa delle piante.
Quando si verificano questi eventi si ha inoltre lo scivolamento e l'accumulo dell'aria fredda e pesante nelle zone depresse. Conseguentemente, le aree più fredde risultano quelle situate nelle fasce pianeggianti prossime alla collina e nei fondovalle, mentre le località collinari risultano tendenzialmente più calde. Tale condizione giustificherebbe le basse temperature che si sono registrate per esempio nella piana di Ottana, a Campo Giavesu e nelle valli dell'interno.
Un esempio di come tali fenomeni hanno influenzato le condizioni termiche nella Sardegna lo si può evidenziare analizzando le condizioni meteorologiche ed i valori registrati dalla stazione di
Gavoi
, nei primi giorni del mese. Il giorno 5 un flusso di correnti fredde provenienti da nord ha determinato una marcata riduzione delle temperature e si è registrato il maggior numero di ore con valori sotto lo zero (ben 19 su 24), con minima assoluta di -2.3 °C e massima di +1.6 °C. I rasserenamenti delle notti immediatamente successive hanno poi determinato raffreddamenti intensi, con riduzioni fino a 3.5 gradi in un'ora, che hanno portato la temperatura minima a raggiungere -11.6 °C (a 2 metri dal suolo), con un'escursione giornaliera molto ampia. Paradossalmente, poi, è stato il transito di una perturbazione ad aver favorito il successivo riscaldamento.
Somme termiche
A causa del decorso termico che ha caratterizzato il mese in questione, i contributi in termini di temperature utili appaiono assai modesti, in particolare se si raffrontano ai valori dello scorso anno. Infatti le
sommatorie termiche calcolate sulle basi di 0, 5 e 10 °C calcolate dal primo giorno dell'anno, al termine del primo bimestre appaiono nettamente inferiori rispetto ai valori registrati lo scorso anno ed alla climatologia.
CONSIDERAZIONI AGRO-FENOLOGICHE
Cereali
Nei cereali autunno-vernini durante tutto il mese è stata osservata la fase di accestimento dei culmi che è sembrata tuttavia piuttosto in ritardo rispetto all'anno scorso. Tale ritardo può essere ricondotto alla minore disponibilità termica che ha caratterizzato il primo bimestre dell'anno: infatti, analizzando le sommatorie termiche su base zero relative ai mesi di gennaio e febbraio, appare evidente come rispetto all'anno precedente vi sia stato un minor accumulo di gradi giorno e pertanto un rallentamento nello sviluppo delle colture.
Vi è da considerare, peraltro, che l'allungamento della durata della fase di accestimento, in particolare nelle specie coltivate per la produzione di granella, può avere riflessi positivi, perchè può incidere positivamente sulla emissione di culmi e conseguentemente sulla produzione finale.
Anche i cereali, come molte altre specie coltivate in Sardegna hanno risentito delle condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato il mese, in particolare, le persistenti basse temperature e lo stato di saturazione dei terreni dovuta alle piogge: i maggiori danni sono stati osservati sulle piantine più giovani dei campi seminati tardivamente per l'impraticabilità dei terreni nel periodo autunnale; le coltivazioni che si trovavano invece in piena fase di accestimento non hanno subito le conseguenze del freddo intenso, data l'elevata resistenza, ma hanno evidenziato sintomi legati a condizioni di prolungato ristagno idrico, come la comparsa di marciumi apicali.
Un altro problema riconducibile alle abbondanti precipitazioni di febbraio e alla eccessiva disponibilità idrica dei terreni è rappresentato dall'abbondante presenza di infestanti, contro le quali sarà necessario intervenire con opportuni trattamenti prima che le file si chiudano e che inizi la fase di levata.
In alcune aree come ad esempio il Sassarese è stata inoltre osservata la presenza di larve di cecidomia (phytofhaga destructor) sulla parte apicale di piantine di frumento.
In diverse aree cerealicolo-zootecniche, dove il regime pluviometrico ed il conseguente stato dei suoli lo ha consentito, sono iniziate le lavorazioni per la preparazione dei terreni alla semina delle specie da erbaio a ciclo primaverile-estivo (mais e sorgo) e per l'impianto di prati di erba medica e trifoglio.
Prati e pascoli
Anche sulle essenze foraggere tipiche dei pascoli naturali e dei prati a semina autunnale sono stati osservati danni da freddo, ma limitatamente alle specie appartenenti alla famiglia delle Leguminose che hanno evidenziato ustioni e ingiallimenti, in alcuni casi estesi sull'intera pianta. Le Graminacee, invece, notoriamente più resistenti alle basse temperature, non hanno fatto rilevare problemi particolari e hanno continuato ad accrescersi seppur lentamente.
Agrumi
Le basse temperature minime registrate nelle principali aree agrumicole non hanno condizionato lo sviluppo e la maturazione dei frutti. L'evento meteorologico più interessante ed eccezionale si è verificato a Muravera, una delle aree agrumicole più importanti della Sardegna, in cui si sono registrate esondazioni del fiume Flumendosa a causa delle precipitazioni a carattere alluvionale (ben 205,8 mm registrati dalla stazione di
Villasalto
il giorno 27 del mese, con una intensità oraria massima di 21,6 mm). Tali eventi, pur non compromettendo direttamente la produzione in corso, hanno aggravato la situazione di ristagno idrico già presente, con conseguente asfissia radicale, provocando fenomeni di clorosi e ingiallimento delle foglie ed un generale condizione di sofferenza da parte delle piante, le cui conseguenze potrebbero manifestarsi nella produzione della prossima annata.
Fruttiferi
Nel periodo si è completata la dormienza delle gemme di molte specie arboree caducifoglie. Come noto, affinchè possa realizzarsi questa fase ed il passaggio alla successiva schiusura delle gemme, è necessaria l'esposizione a temperature relativamente basse (superiori a 0 °C), che agiscono rimuovendo l'inibizione; tale esigenza è definita fabbisogno di freddo.
Il fenomeno della dormienza, di natura endogena, è dovuto all'accumulo di ormoni ad azione inibitrice ed ha inizio durante la precedente stagione vegetativa. Le modificazioni fisiologiche e morfologiche che contraddistinguono tale fase la cui manifestazione più evidente è la caduta delle foglie, consentono alle piante di resistere agevolmente alle gelate invernali.
Riguardo al fabbisogno di freddo i fruttiferi mostrano un'ampia variabilità sia tra le diverse specie, che tra le differenti varietà. Ad esempio, le pomacee, che in generale hanno esigenze più elevate, nel mese in esame si trovavano ancora in fase di riposo vegetativo e si andavano completando le operazioni di potatura, pertanto le condizioni di freddo registratesi in gran parte della regione non hanno provocato danni alle specie coltivate in Sardegna. Per quanto riguarda le drupacee ancora in fase di riposo valgono le stesse considerazioni, mentre le coltivar più precoci di albicocco, pesco e susino, soddisfatto il minore fabbisogno in freddo, hanno iniziato le prime fasi dell'antesi.
Per valutare la disponibilità di freddo dei diversi areali, si è utilizzato il metodo basato sul calcolo delle "ore di freddo" e delle "unità di freddo" (chilling units).
Nella
tabella allegata
sono riportati i valori di chilling units per il quadrimestre appena trascorso (periodo novembre 2002 - febbraio 2003). Inoltre, i valori cumulati sono rapportati ai corrispondenti totali degli anni precedenti (annate 2001-2002 e 2000-2001). Dalla tabella si può desumere che, per la maggior parte delle stazioni, l'accumulo di unità di freddo per il periodo novembre-febbraio 2002-2003 è risultata inferiore (valori compresi tra 700 e 1980 cu) rispetto a quella dello stesso periodo dell'annata precedente (tra 850 e 2130 cu), mentre il periodo 2000-2001 ha garantito una disponibilità di freddo mediamente superiore, con un range di 390-2200 cu. Considerando comunque le differenze contenute, in particolare per le località che presentano i valori maggiori, si può affermare che, benché l'intero periodo novembre-febbraio non sia stato particolarmente freddo, come testimonia l'andamento delle temperature minime, nella maggior parte delle aree la quantità di temperature "utili" a soddisfare il fabbisogno di freddo si è mantenuto sostanzialmente nella media.
Nell'ambito del quadrimestre appena trascorso, risalta il contributo significativo del mese di febbraio in termini di accumulo di ore di freddo, soprattutto se raffrontato ai valori registrati nel 2002. Consultando la
tabella
, risaltano le differenze tra i due anni in particolare per le stazioni di San Teodoro, Muravera, Orosei, Stintino, Domus de Maria e Sorso, quindi per gran parte delle aree costiere della Sardegna, in cui, nel mese in esame si è registrato un accumulo in chilling units quasi doppio rispetto al 2002.
Vite
Nelle aree viticole le condizioni di maltempo, determinando ristagni idrici e la conseguente impraticabilità dei terreni hanno ostacolato le operazioni di prepotatura, potatura ed aratura, tipiche del periodo, determinandone uno slittamento di una/due settimane.
Per quanto riguarda il regime termico si escludono, invece, danni alle piante, vista l'alta resistenza dei diversi vitigni in fase di riposo vegetativo alle rigidità invernali.
Olivo
Si sono svolte e sono in fase di svolgimento le operazioni di potatura. Analogamente alla vite, si escludono eventuali possibilità di danni causati dal maltempo in quanto per tutte le cultivar, nelle diverse aree sottoposte a monitoraggio, si è verificata la fase di riposo vegetativo.
Bietola
Le gelate verificatesi nel mese di febbraio hanno arrecato danni di lieve entità nei bietolai seminati tra dicembre e gennaio, tali da non rendere necessario ricorrere alla risemina. Sono state invece le abbondanti precipitazioni che hanno creato notevoli difficoltà nelle principali aree di coltivazione. Nell'Oristanese, ad esempio, parecchi bietolai sono stati allagati con conseguente ingiallimento persistente delle foglie dovuto all'asfissia radicale. Lo stesso si è verificato anche nel Campidano di Cagliari. Tali problemi risultavano più accentuati nei terreni con una sistemazione idraulica insufficiente.
Carciofo
Nelle diverse zone si è osservata prevalentemente la fase di maturazione dei capolini terziari e di ordine superiore. La produzione dei capolini è risultata scadente qualitativamente e quantitativamente, sia per le condizioni di ristagno prolungato dovute alle piogge cadute nel corso del mese, in aggiunta a quelle di dicembre e gennaio, sia per le condizioni di freddo intenso, associato anche al vento intenso, che hanno creato una situazione di notevole stress per le piante.
Le immagini del rilievo fenologico effettuato nelle carciofaie della bassa valle del Coghinas il 13 febbraio, testimoniano l'avvizzimento dei capolini, l'accartocciamento delle foglie ed in generale lo stato di pesante stress causato dalle condizioni sopra descritte.
Insetti di interesse agrario
Anche il mese di febbraio, come il precedente, è stato caratterizzato da condizioni ambientali sfavorevoli allo sviluppo per molti insetti, infatti, gelo, venti freddi e precipitazioni hanno contribuito a falcidiare gli stadi esposti (es. larve) e le specie più sensibili (es. cocciniglie).
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