Riepilogo mensile agrometeorologico di dicembre 2004
Dal punto di vista agrometeorologico il mese in esame è stato caratterizzato dalle abbondanti precipitazioni, che nelle aree in cui hanno raggiunto dimensioni eccezionali hanno dato luogo ad un intenso ruscellamento e all'allagamento per esondazione nelle aree pianeggianti a valle, con notevoli ripercussioni sul comparto agricolo. Le temperature di dicembre sono risultate abbastanza miti.
Precipitazioni
Le abbondanti e frequenti precipitazioni verificatesi nell'intero periodo ed in particolare dagli eventi registrati nella prima decade rappresentano le condizioni meteorologiche che hanno contraddistinto il mese di dicembre. Ad eccezione delle località poste sul versante occidentale, nella generalità delle aree monitorate sono stati totalizzati valori mensili compresi tra 150 mm e 780 mm circa, di gran lunga superiori alle corrispondenti medie climatologiche. Anche le aree interessate dagli apporti più contenuti hanno registrato valori elevati, compresi tra circa 80 mm e 150 mm. Nella tabella 1 sono riportati i valori totali registrati da alcune stazioni SAR unitamente ai corrispondenti dati dello scorso anno.
L'alluvione della prima decade
Meritano di essere esaminate le precipitazioni convettive di eccezionale intensità conseguenti al flusso umido e fortemente instabile che, a partire dal giorno 6, ha investito la parte orientale dell'isola ed in particolare l'Ogliastra e la Baronia. Nella tabella 2 sono riportati i cumulati delle piogge registrate nella prima decade del mese di dicembre (le giornate più significative sono state quelle comprese tra il giorno 6 e il 10) da alcune stazioni della rete SAR unitamente al valore massimo giornaliero, nonché il raffronto con le medie trentennali (1961-90) del cumulato mensile.
L'analisi dei dati pone in rilievo l'eccezionalità dell'evento che ha colpito alcune aree: in particolare meritano di essere evidenziati i valori registrati dalle stazioni localizzate nell'Ogliastra, nel Nuorese, nelle Baronie ed in Gallura, dove nei pochi giorni presi in esame si è superata, talora largamente, la media climatica dell'intero mese.
Di particolare rilievo risultano i dati di Villanova Strisaili e Dorgali in cui si é superato il triplo della media climatica mensile e quelli della stazione di Oliena corrispondenti quasi al doppio rispetto alla climatologia (benché non comprenda le piogge dei giorni 8-10). Risultano molto elevati anche i totali registrati dalle stazioni di Muravera e Jerzu nel settore meridionale dell'isola, di Nuoro, Orgosolo, Bitti e Gavoi, nelle aree centrali, Orosei e San Teodoro nelle Baronie, ed infine Berchidda, Arzachena, Luras e Aglientu in Gallura.
Se si considera che in Sardegna il 75% delle precipitazioni si collocano entro 10 mm/giorno e solo nello 0.6% si superano 50 mm/giorno, l'entità dei valori giornalieri riportati in tabella rappresenta un'ulteriore conferma dell'eccezionalità dell'evento meteorologico. Di particolare rilievo risultano i dati misurati il giorno 6 dalle stazioni di Villanova Strisaili, Oliena e Dorgali, pari a 517.4, 254.0 e 149.2 mm/giorno, rispettivamente. Ma oltre ai picchi straordinari, si presenta inusuale la ripetizione in giorni successivi di valori superiori a 40 mm/giorno, come nel caso delle stazioni di Villanova Strisaili, Oliena, Dorgali, Orgosolo e Berchidda.
Gli eventi piovosi più consistenti, inoltre, sono stati caratterizzati da ripetuti valori di intensità molto elevata che hanno raggiunto ed in alcuni casi superato 20mm/10min (es. stazioni di Villanova Strisaili ed Oliena).
Notevoli anche i valori registrati nell'arco di 60 minuti, in particolare 86.4 misurati a Villanova Strisaili il giorno 6, e quelli dei giorni 6 e 7 registrati dalla stazione di Oliena (60 e 47.2 mm rispettivamente) e dalla stazione di Dorgali (50.2 e 34.8 mm).
Evapotraspirazione e bilancio idro-meteorologico
Nella maggior parte delle aree monitorate, la domanda evapotraspirativa atmosferica (ETo), ha assunto valori medi mensili compresi tra 0.6 e 1.3 mm. I singoli valori giornalieri sono risultati piuttosto contenuti ed in nessuna stazione hanno superato i 3 mm. Sulla base dei dati stimati e di quanto si è espresso riguardo alle precipitazioni, il bilancio idro-meteorologico del mese mostra una situazione di ampio surplus, superiore anche a quello del corrispondente periodo dello scorso anno (tabella 1).
Temperature
Le temperature di dicembre sono risultate abbastanza miti, in particolare durante la prima decade del mese quando la maggior parte delle stazioni ha registrato valori minimi superiori a 12°C. Il periodo più freddo, invece, si è verificato gli ultimi 20 giorni del mese e ha riguardato soprattutto le notti del 21, 22 e 23 in cui in diverse località le minime sono scese sotto 0 °C. In alcune stazioni, inoltre, (es. Gavoi, Giave, Illorai e Villanova Strisaili) sono stati registrati valori al di sotto di -2°C per più di 2 giorni consecutivi con minime assolute che hanno raggiunto -5.5 °C e -6.3 °C rispettivamente a Villanova Strisaili a Gavoi, il giorno 23 (tabella 3).
Nella stessa tabella, inoltre, è possibile osservare il numero totale mensile ed il valore giornaliero massimo delle ore in cui la temperatura è rimasta al di sotto di 0 °C e -3 °C. Le stazioni che hanno mostrato i maggiori valori di persistenza delle gelate sono risultate Gavoi, Orani, Giave e Illorai con oltre 20 ore totali mensili al di sotto di 0 °C e più di 2 ore al di sotto di -3 °C. Tra tutti i valori spicca quello di Gavoi dove il giorno 23 si sono avute ben 15 ore sotto lo zero, di cui 8 al disotto di -3 °C.
Elaborazioni specifiche e considerazioni agro-fenologiche
L'eccezionale abbondanza delle precipitazioni e l'elevata intensità che ha contraddistinto gli eventi piovosi più significativi, hanno prodotto gravissimi danni alle infrastrutture, alle strutture produttive e alle coltivazioni, sia nelle aree direttamente colpite che nei territori posti a valle. Le conseguenze reali tuttavia non sono da attribuire unicamente alla violenza dell'evento ma anche alle caratteristiche dei suoli tipici in alcune delle aree colpite, all'inclinazione dei versanti e al grado di copertura della vegetazione, nonché a fattori connessi in generale con la gestione del territorio.
L'elevata intensità degli apporti, superiore alla capacità di infiltrazione dei suoli, in particolare di quelli caratterizzati da un maggiore contenuto argilloso, ha determinato dapprima un ristagno idrico negli avvallamenti superficiali e successivamente un crescente ruscellamento superficiale. Le precipitazioni abbondanti dei giorni successivi al 6 sono cadute su suoli ormai saturi, contribuendo ad alimentare ulteriormente lo scorrimento delle acque superficiali.
La presenza di una folta copertura vegetale fornisce un contributo consistente al contenimento della precipitazione, favorendo l'infiltrazione. Pertanto i terreni in pendio, soprattutto se lavorati o seminati di recente, hanno favorito un cospicuo ruscellamento superficiale subendone al tempo stesso l'intensa azione erosiva, che in alcune aree ha dato luogo a profonde incisioni.
L'intenso ruscellamento e l'allagamento per esondazione nelle aree pianeggianti in cui confluiscono i numerosi corsi d'acqua che incidono le aree collinari e montuose, hanno avuto notevoli conseguenze sul comparto agricolo.
Oltre alle azioni meccaniche esercitate sui suoli e sulle colture dallo scorrere impetuoso dell'acqua, che nei casi più gravi ha portato alla rottura e allo sradicamento degli alberi, vanno considerati anche gli effetti di più lunga durata derivanti sia dall'erosione dei suoli che dall'eccesso di acqua nei terreni.
L'azione erosiva, rimuovendo la parte superficiale del suolo che presenta l'attività biologica più intensa e la quantità maggiore di sostanza organica, determina infatti un ambiente meno favorevole alla crescita delle piante. I danni potranno essere tanto maggiori in quelle aree collinari e montane dove l'impiego inappropriato di lavorazioni di terreni quali le arature profonde, spesso eseguite anche su terreni che per pendenza eccessiva e caratteristiche pedologiche non si prestano a tali lavorazioni ha favorito l'estensione di processi erosivi per ruscellamento.
Si tenga presente che nelle aree maggiormente colpite dall'evento meteorico intenso, le ultime piogge significative erano state registrate nella prima metà di novembre: il lungo periodo di tempo stabile ha consentito agli agricoltori di effettuare le lavorazioni nei campi e di seminare le essenze foraggere, rendendo così queste superfici più vulnerabili all'azione erosiva dell'acqua.
Le aziende del comparto zootecnico hanno indubbiamente sofferto danni rilevanti nelle aree maggiormente colpite: le conseguenze vanno dalla distruzione delle coltivazioni appena seminate con le conseguenti carenze di risorse alimentari, ai danneggiamenti delle strutture aziendali, dei ricoveri, fino alla moria degli animali travolti dall'impeto delle acque correnti. Gli allagamenti e le connesse perduranti condizioni di asfissia radicale per la saturazione dei terreni coltivati, possono aver determinato nelle aree colpite una diffusa moria di piante, in particolare sulle specie orticole di pieno campo.
Nelle restanti aree dell'isola dove precipitazioni seppur intense e abbondanti non sono state così distruttive, meritano di essere evidenziati anche gli allagamenti dei campi che hanno interessato vaste zone arrecando ingenti danni soprattutto alle colture orticole (es. carciofo, barbabietola).
Carciofo
Nelle diverse zone di coltivazione sono proseguite le operazioni di raccolta dei capolini, sia sulle carciofaie poliennali sia su quelle di nuovo impianto.
Le condizioni pluviometriche hanno aggravato la situazione delle carciofaie che già nei mesi precedenti avevano mostrato sintomi di sofferenza a causa delle condizioni di saturazione dei terreni. In questi campi, infatti, sono stati osservati disseccamenti anche di intere piante. Inoltre, le gelate dell'ultima decade del mese, hanno determinato danni alle brattee ed ai capolini con conseguenti problemi per la commercializzazione.
Le condizioni di ristagno idrico dei suoli hanno, inoltre, causato analoghi problemi di asfissia radicale anche su altre specie orticole di pieno campo come la patata e il finocchio.
Cereali e foraggere
A causa delle avverse condizioni meteorologiche sono stati danneggiati numerosi campi appena seminati sia per l'azione meccanica delle piogge sia per il prolungato stato di saturazione dei terreni che ha comportato problemi di asfissia radicale e quindi marciumi.
I prati e le essenze spontanee dei pascoli naturali, nei territori interessati dagli eventi meteorologici più intensi, hanno continuato a vegetare senza particolari problemi garantendo così una buona disponibilità foraggera per il bestiame. Tali circostanze hanno riguardato, in particolar modo, la prima e la seconda decade del mese; in questo periodo, infatti, in molte stazioni soprattutto costiere e/o poste a bassa quota le temperature minime si sono mantenute per diversi giorni al di sopra dello zero di vegetazione sia delle legumose (8 °C) che delle graminacee (5 °C). L'ultima parte del mese è risultata, invece, la più fredda con valori che in numerose aree di montagna sono scesi al di sotto di zero gradi centigradi per alcuni giorni consecutivi. Ciò può aver determinato oltre a un brusco arresto dell'accrescimento delle colture anche problemi legati alle basse temperature come ingiallimenti e disseccamenti fogliari soprattutto se le piante si trovavano già sofferenti a causa di condizioni prolungate di ristagno idrico.
Nel corso del mese si è, infine, assistito a problemi per la preparazione dei terreni e la semina dei cereali autunno-vernini. L'eccessiva umidità dei suoli per le piogge frequenti ha, infatti, costretto la maggior parte degli agricoltori a posticipare le lavorazioni al mese di gennaio.
Olivo
L'olivo si trova in fase di stasi vegetativa. Sono perdurate per tutto il mese le operazioni di raccolta delle olive, giunte a completa maturazione per tutte le cultivar.
Le basse temperature registrate nel corso del mese non hanno causato danni, perché la pianta di olivo comincia a subire stress termici sotto i -5 °C e la soglia di danno permanente è pari a -10, -15 °C a seconda della cultivar. Temperature inferiori a -5 °C sono state registrate, nel corso della seconda decade, solamente in aree dove non viene praticata la olivicoltura (es. Gavoi, Villanova Strisali).
Vite
Durante le prime 2 decadi del mese la defogliazione si è conclusa. La vite si trova in fase di riposo vegetativo.
Agrumi
Tutte le specie monitorate si trovano in fase di piena raccolta. Fanno eccezione le arance delle varietà Tarocco e Valencia Late che sono ancora in fase di maturazione. Nelle zone agrumicole di Villacidro e Serramanna all'inizio del mese di dicembre sono stati eseguiti i trattamenti anticascola, in particolare sulla varietà Tarocco che tende a perdere i frutti prima della loro completa maturazione.
Drupacee
Si procede nelle operazioni di potatura sia per il pesco sia per le altre drupacee. Questo periodo coincide inoltre con quello dei trattamenti, sia anticrittogamici sia preventivi nei confronti degli insetti dannosi per queste specie.
Somme termiche
Le somme termiche complessive per l'intero anno 2004 hanno confermato quanto rilevato nei mesi precedenti, ovvero, un maggiore accumulo di gradi giorno nelle aree costiere dell'isola. In particolare, i valori più elevati sono stati raggiunti nelle stazioni di Masainas, Milis, Muravera, Domus de Maria e San Teodoro dove sono stati superati 6000 GDD con soglia 0 °C e 2450 con soglia 10°C. I minori cumulati si sono invece registrati per le stazioni di Illorai e soprattutto di Villanova Strisaili. Quest'ultima località, infatti, in tutto l'anno ha accumulato poco più di 3900 GDD oltre 0 °C e circa 1100 GDD oltre 10°C.
Anche in questa analisi, come si può osservare dalla tabella 4, viene confermata la presenza di un netto ritardo termico rispetto allo scorso anno. Le maggiori differenze hanno riguardato principalmente le aree della Sardegna centro-meridionale come Atzara, Villacidro, Milis e Domus de Maria che hanno accumulato oltre 450 GDD in meno con soglia 0 °C mentre i minori scostamenti sono stati registrati nelle stazioni di Oliena, Illorai, Villanova Strisaili e Aglientu con valori intorno a 200 GDD in base 0 °C e 300 GDD in base 10 °C.
Se si considerano, invece, le somme termiche calcolate per il trimestre ottobre-dicembre 2004 si può osservare la presenza di un maggiore accumulo lungo la costa meridionale dell'isola come nel caso delle stazioni di Muravera, Masainas e Domus de Maria (tabella 5) con più di 1400 GDD in base zero e oltre 500 in base 10. I valori minori sono, invece, stati registrati nelle stazioni di montagna del centro Sardegna come Bitti, Macomer e soprattutto Sadali. Rispetto a quanto osservato per lo stesso periodo dello scorso anno, il trimestre in esame è apparso in netto anticipo termico in quasi tutte le aree monitorate. Fa eccezione la stazione di Masainas che, come si può osservare nella tabella 5, ha fatto registrare valori molto vicini a quelli del 2003.
Indice di freddo (WCI)
L'indice Wind Chill (Simple e Passel, 1945) consente di valutare lo stato di malessere avvertito da persone e animali in seguito all'esposizione a condizioni di basse temperature e vento. In sostanza è una misura del tasso di perdita di calore da un corpo e permette, quindi, di stimare "la temperatura apparente" cioè la temperatura realmente percepita dall'organismo e non quella misurata nell'aria da un comune termometro.
La previsione giornaliera di questo indice può essere particolarmente utile in quanto può consentire sia ai comuni cittadini che agli operatori del settore zootecnico di prendere le opportune precauzioni per evitare o quanto meno limitare gli effetti dovuti a particolari condizioni meteorologiche. In particolare, è importante ricordare come gli animali di interesse zootecnico essendo organismi "omeotermi" quando sono esposti a condizioni di freddo intenso e in presenza di un'elevata ventosità tendono a utilizzare una discreta parte della loro energia corporea per il processo di termoregolazione a scapito quindi dell'attività produttiva e riproduttiva. Naturalmente la sensibilità dei diversi organismi a condizioni meteorologiche estreme dipende da vari fattori tra cui principalmente la specie, la razza, l'età, lo stato fisiologico e il livello produttivo.
In termini generali ad ogni classe dell'indice Wind Chill corrispondono determinati effetti sugli organismi. Ad esempio per valori compresi tra +10 e -1 si avverte una condizione di lieve disagio, tra -1 e -10 si registra una condizione di disagio che diventa via via più grave quanto più si verificano abbassamenti termici.
Elaborando i dati orari di Wind chill per il mese di dicembre si può osservare come nella maggior parte delle stazioni, ad eccezione di Siniscola, Oliena e Cagliari, vi sia stata almeno 1 ora in cui i valori dell’indice sono risultati compresi tra –1 e –10. Come si evince dalla tabella 6, le località in cui tale disagio si è mostrato più elevato è rappresentato dalle stazioni di Bitti, Luras, Putifigari e Villasalto in cui l'indice ha totalizzato oltre 170 ore tra –1 e –10. Nel corso del mese si sono, inoltre, verificate alcune situazioni in cui l’indice wind chill è sceso al di sotto di tale intervallo presentando valori tra –10 e –18 (condizione di elevato disagio). Questo ha riguardato alcune località di montagna dell’Isola come Villasalto, Putifigari, Luras, Macomer ma, soprattutto, Sadali e Bitti che hanno accumulato rispettivamente 28 ore e 67 ore mensili corrispondenti a una condizione di elevato disagio. Nel corso del mese non sono state, invece, registrate ore nell’intervallo di possibile congelamento.
Le condizioni più critiche si sono verificate, nella maggior parte dei casi, durante la seconda decade del mese. Si ricordano le 18 ore di elevato disagio registrate a Sadali il giorno 28 e le 17 ore e le 24 ore, sempre di elevato disagio, registrate a Bitti rispettivamente il giorno 27 e 28 dicembre. Considerando tali valori si può ipotizzare un calo nella produzione di latte per quegli animali che non sono stati adeguatamente protetti all’interno dei ricoveri o la cui razione non è stata integrata con alimenti più energetici in maniera da compensare, almeno in parte, l’aumento dei fabbisogni di mantenimento.
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