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Riepilogo mensile agrometeorologico di febbraio 2005
I fattori meteorologici che hanno caratterizzato il mese di febbraio dal punto di vista agricolo sono stati le frequenti precipitazioni anche a carattere nevoso, che in ampi settori dell'isola hanno superato i corrispondenti valori climatici, ed il regime termico contraddistinto da frequenti giornate con valori negativi.

Precipitazioni
Le precipitazioni hanno interessato il territorio regionale in maniera piuttosto omogenea ed in molte località anche a quote modeste sono risultate a carattere nevoso, circostanza questa che tende a sottostimare l'abbondanza delle precipitazioni meteoriche del periodo. In alcuni casi i valori registrati sono risultati particolarmente abbondanti, superando in molte località i corrispondenti valori climatici medi. Gli eventi piovosi hanno interessato un elevato numero di giorni variabile da 9 - 11 nelle aree con i minori apporti, fino a giungere a 12-16 nelle aree in cui si sono registrati i cumulati superiori, nella maggior parte dei casi concentrati nella seconda e terza decade.
La maggior parte delle stazioni SAR hanno misurato complessivamente valori compresi tra 60 fino ad oltre 130 mm/mese ad eccezione di quelle localizzate nel settore compreso tra il Margine-Goceano e la Nurra-Anglona che hanno totalizzato tra 40 e 60 mm\mese circa.

In generale, le precipitazioni sono state frequenti ma di consistenza modesta, come si evidenzia nel grafico 1 che raggruppa gli eventi giornalieri in relazione all'entità: oltre i tre quarti dei valori (circa il 78 %) ricade infatti nell'intervallo 1-10 mm ed oltre la metà hanno avuto una consistenza minore o uguale a 5 mm. I valori massimi giornalieri pari a 63.6, 40.0 e 38.8 mm/giorno, sono stati misurati il giorno 7 nella fascia costiera sud-orientale e nel basso Campidano, rispettivamente dalle stazioni di Muravera, Decimomannu e Jerzu. In questi casi le intensità orarie sono risultate non particolarmente significative, raggiungendo i 16.0 mm/h nella stazione di Decimomannu.

Evapotraspirazione e bilancio idro-meteorologico
Nel corso del mese l'evapotraspirazione di riferimento (ETo) ha assunto valori medi mensili compresi tra 0.6-0.8 mm, per le stazioni delle aree centrali interne (es. Illorai e Bitti) e 1.6 mm per le stazioni delle aree costiere (es. Domus de Maria e Muravera). L'analisi dei dati giornalieri mostra valori contenuti che in un solo caso hanno superato i 3 mm (3.1 mm per la stazione di Oliena il giorno 13).

Considerando le scarse perdite per evapotraspirazione e l'abbondanza delle precipitazioni derivano in generale condizioni di surplus del bilancio idrometeorologico mensile talora piuttosto marcate ( tabella 1); considerando anche le precipitazioni del periodo precedente, tale condizione si riflette significativamente sullo stato di umidità dei suoli che in alcune aree hanno raggiunto condizioni di saturazione per periodi prolungati; le condizioni del bilancio idro-meteorologico risultano in generale sensibilmente superiori a quelle dello stesso periodo dello scorso anno ( tabella 1).

Temperature
Il decorso termico del mese è risultato particolarmente eccezionale sia nei valori di temperatura minima raggiunti che nella elevata frequenza di giornate con condizioni critiche, in contrasto quindi con quanto è stato registrato negli scorsi anni.
Una prima considerazione è relativa al numero di giorni in cui la temperatura massima giornaliera è risultata al di sopra dei 10°C. La maggior frequenza osservata è di 20 giorni ma mediamente questo si è verificato solo per 11 giorni nell'arco del mese. In 5 stazioni su 56 (Macomer, Gavoi, Bitti, Sadali e Illorai) nell'arco dell'intero mese non si è avuta alcuna giornata con valori massimi superiori a 10 °C.
Una seconda osservazione si può fare relativamente ai giorni con temperature minime giornaliere inferiori ai 0 °C. In questo caso una buona parte delle stazioni ha presentato 10 giorni con estremi termici al di sotto di 0 °C.
I dati riportati in tabella 2 evidenziano inoltre il numero di ore in cui la temperatura si è assestata sotto lo zero. Mediamente questo si è verificato per almeno 34 ore al giorno, dato estremamente interessante, soprattutto se confrontato con il relativo valore climatico che risulta essere non superiore alle 15 ore.

L'analisi del decorso termico consente di fornire un quadro dell'andamento delle colture durante il mese di febbraio. In queste condizioni, che possiamo definire di freddo non particolarmente intenso ma sicuramente prolungato al di sotto di certe soglie termiche come 10°C e 0°C, hanno subito danni le colture ortive di pieno campo che hanno mostrato necrosi degli organi esposti, tali da deprezzarne il valore di mercato.

Elaborazioni specifiche e considerazioni agro-fenologiche


Cereali e foraggere
Le temperature rigide e persistenti e le frequenti precipitazioni anche a carattere nevoso hanno determinato gravi problemi per le specie foraggere in campo e per le essenze spontanee dei pascoli. I danni maggiori sono stati registrati nelle zone situate a quote medio-elevate e in tutte le aree in cui le temperature si sono mantenute per numerosi giorni consecutivi al di sotto di 0 °C.
In termini generali si è assistito ad una crescente condizione di stress delle diverse specie in seguito sia alle basse temperature, alle giornate con vento freddo e alla condizione di ristagno idrico dei terreni, che ha comportato l'arresto dell'attività vegetativa e fenomeni di ingiallimenti e necrotizzazioni estesi sull'intera pianta. Tale sintomatologia ha colpito inizialmente le specie più sensibili al gelo e ai marciumi radicali come le leguminose, ma in seguito ha coinvolto numerose altre essenze più resistenti come le graminacee, compromettendo anche completamente le produzioni del periodo. Tali circostanze hanno determinato seri problemi per il pascolamento del bestiame sia per le difficoltà di accesso al pascolo a causa della presenza di uno spesso manto nevoso sul terreno, sia per la ridotta disponibilità di biomassa foraggera che ha costretto gli allevatori ad utilizzare le scorte.

Minori danni dovrebbero essersi verificati nelle zone costiere o di pianura dove le temperature sono state meno rigide anche se decisamente inferiori rispetto alla media del periodo. In queste aree si è assistito in generale ad un accrescimento molto lento delle diverse specie, soprattutto leguminose, con conseguenti limitazioni per il pascolamento. In corrispondenza dei periodi più freddi, inoltre, sono stati osservati lievi danni da gelata soprattutto a carico dell'apparato fogliare e non sono da escludere alcuni problemi legati alle condizioni di eccessiva umidità dei terreni o danni meccanici dovuti alla grandine.

Per quanto riguarda i cereali autunno-vernini, nonostante queste colture siano caratterizzate da una buona resistenza alle basse temperature, soprattutto in fase di accestimento, è stato osservato un arresto dell'attività vegetativa e nelle zone in cui le gelate sono risultate più intense si sono riscontrati ingiallimenti soprattutto nell'apice vegetativo. Queste problematiche sembra abbiano riguardato maggiormente le coltivazioni di orzo, a causa della minore resistenza alle basse temperature.

Carciofo
Nelle diverse zone si è osservata prevalentemente la fase di maturazione dei capolini terziari e di ordine superiore. La produzione dei capolini è risultata scadente qualitativamente e quantitativamente, sia per le condizioni di ristagno prolungato dovute all'abbondanza di precipitazioni registrata nel mese in esame e nel periodo precedente, sia per le condizioni di freddo intenso che hanno causato una situazione di notevole stress per le piante.

Vite
La coltura è in fase di riposo vegetativo. Le frequenti precipitazioni del periodo hanno ostacolato le operazioni colturali del periodo quali la potatura e l'impianto delle barbatelle. In molte aree collinari e montane la prolungata presenza di una coltre nevosa ha ritardato le operazioni suddette, ma ha svolto un'azione protettrice nei confronti del terreno da fenomeni di erosione superficiale e sbalzi termici rilevanti. Nelle aree viticole pianeggianti le piogge hanno determinato in molti casi condizioni di ristagno idrico ed una conseguente impraticabilità dei terreni. Dal punto di vista termico si possono escludere danni sensibili alle piante, in considerazione dell'alto grado di resistenza alle rigidità invernali nella fase di riposo vegetativo.

Olivo
Si sono svolte e sono in fase di svolgimento le operazioni di potatura. Analogamente alla vite, si escludono eventuali possibili danni causati dal maltempo in quanto tutte le cultivar sono in fase di riposo vegetativo.

Agrumi
Le abbondanti precipitazioni dell'ultimo periodo hanno determinato condizioni di ristagno idrico in molte aree della Sardegna, comprese quelle agrumicole del Medio Campidano. Come conseguenza, in diversi agrumeti si è osservato l'ingiallimento della parte apicale dei germogli. Sono state completate le fasi di raccolta del Washington Navel e del clementine, mentre sul finire del mese risultava incompleta la raccolta della varietà Tarocco, con notevoli difficoltà di ingresso in campo delle macchine operatrici. Le varietà più tardive (Valencia Late) presentavano la fase di fine invaiatura.

Drupacee
Per il pesco si è osservata la fase di ingrossamento delle gemme. Le precipitazioni hanno favorito la formazione di un ambiente umido nei frutteti che può aver favorito attacchi di crittogame. Gli interventi in campo sono stati limitati dalle cattive condizioni dei terreni.

Fabbisogno di freddo
Perché possa avvenire la fioritura delle specie arboree da frutto, le gemme a fiore devono schiudersi, dopo aver attraversato un periodo di "dormienza" durante la stagione autunnale ed invernale.
Per valutare la disponibilità di freddo dei diversi areali si è adottato il metodo basato sull'elaborazione delle "unità di freddo" o "chilling units", basato su una funzione dei valori orari di temperatura. L'analisi dei dati elaborati per il periodo novembre-febbraio 2004-2005, evidenzia un accumulo di unità di freddo superiore, per la maggior parte delle aree, a quello registrato per lo stesso periodo dell'annata precedente (2003-2004). Come mostra la tabella 3, in alcuni casi, in particolare, i valori raggiunti sono risultati anche del 40% superiori all'annata precedente, come è accaduto a Masainas, Milis, Orosei, Siniscola, San Teodoro, Sorso e Villa S. Pietro. I valori di queste stazioni sono compresi tra 1100 e 1300 unità di freddo. Vi è da notare che tali valori, pur rappresentando gli scarti massimi rispetto all'annata 2003-2004, non sono i più alti in assoluto: i valori maggiori di chilling units sono state infatti calcolati per le stazioni di Villasalto, Putifigari, Luras e Bitti, con valori superiori alle 1800 unità di freddo.

Sommatorie termiche
L'analisi delle sommatorie termiche in base 0 °C e in base 10 °C riflette il particolare regime termico del periodo caratterizzato da valori bassi e persistenti. In tutte le stazioni di monitoraggio, infatti, sono stati misurati accumuli termici decisamente inferiori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con differenze che nel caso degli accumuli in base 0 °C hanno superato i 100 GDD, come si riscontra per le stazioni di Bitti, Luras, Sadali e Illorai. Nel corso del mese gli accumuli maggiori si sono avuti lungo le aree costiere dell'isola e particolarmente nelle stazioni di Sorso, Orosei, Muravera e Villa san Pietro che hanno totalizzato più di 230 GDD (tabella 4). Al contrario, le stazioni più "fredde" sono risultate Illorai, Bitti e Sadali con valori rispettivamente di 54, 53 e 43 GDD. Un'ulteriore dimostrazione di come il mese sia stato particolarmente freddo è fornita dagli accumuli termici al di sopra di 10 °C. Quasi il 40 % delle stazioni ha fatto registrare valori nulli e la restante parte, ad eccezione di Muravera e Orosei, non ha raggiunto i 10 GDD.

Se si analizzano i dati del bimestre gennaio-febbraio (tabella 5) si può osservare come i valori maggiori siano stati raggiunti nelle stazioni di Muravera, Stintino, Sorso, Siniscola e Orosei con più di 500 GDD al di sopra di 0 °C e oltre 20 GDD al di sopra di 10 °C. Anche per questo periodo è evidente un netto ritardo termico rispetto allo scorso anno, con scarti anche superiori di quelli osservati per il solo mese di febbraio. Le aree che hanno mostrato le maggiori differenze in base 0 °C sono risultate quelle più interne del Nord Sardegna come Chiaramonti, Ozieri e Giave mentre nel caso delle somme termiche in base 10 °C gli scarti più elevati hanno riguardato le coste meridionali come ad esempio le stazioni di Masainas, Muravera e Jerzu.

Anche le sommatorie termiche calcolate per il periodo ottobre-febbraio hanno confermato la presenza di un maggior accumulo termico lungo la costa e soprattutto nelle stazioni di Muravera, Orosei , Sorso e Stintino (tabella 6). Le basse temperature di gennaio e soprattutto di febbraio hanno inoltre ridotto l'anticipo termico riscontrato fino al mese di dicembre, determinando, per la maggior parte delle stazioni, accumuli complessivamente inferiori rispetto allo stesso periodo dello scorso.

Wind chill index
In base all'elaborazione del Wind chill index si evince che le aree in cui nel corso del mese si è avuto un maggior rischio di disagio fisiologico per il bestiame al pascolo sono state quelle interne e poste a quote più elevate: ad esempio nelle stazioni di Bitti, Sadali, Illorai, Luras, Putifigari, Villasalto (tabella 7) sono state riscontrate oltre 340 ore di disagio con i massimi, pari rispettivamente a 388 ore e 382 ore, registrati a Illorai e Putifigari.
Le condizioni più critiche, tuttavia, sono state registrate nelle stazioni di Bitti e Sadali, dove si sono accumulate complessivamente 196 e 56 ore di elevato disagio. Tale situazione si è verificata in particolare durante la seconda e la terza decade del mese in cui ad esempio a Bitti si sono avuti ben 8 giorni, di cui 5 consecutivi, con più di 10 ore di elevato disagio, mentre a Sadali sono stati registrati ben 4 giorni oltre 5 ore ciascuno. A conferma di come il mese abbia presentato condizioni particolarmente difficili per il bestiame al pascolo è importante ricordare le 19 ore complessive di Bitti con WCI compreso nell'intervallo di congelamento.

In termini assoluti le giornate che hanno fatto registrare le maggiori condizioni di disagio sono risultate il 20 e il 21 febbraio in cui a Bitti si sono avute 9 e 3 ore complessive all'interno della soglia di congelamento, il giorno 23 in cui sempre a Bitti sono stati accumulate ben 22 ore con WCI nell'intervallo di disagio elevato e infine il giorno 27 con 6 ore nell'intervallo di congelamento, nella medesima stazione. Inoltre, sono da ricordare le 18 ore di Illorai, le 15 ore di Sadali e le 13 ore di Putifigari di elevato disagio registrate il giorno 20.

In termini generali, le condizioni meno critiche sono risultate per le stazioni più vicine alla costa, ad esempio Villa San Pietro, Decimomannu, Orosei e Allai che nel corso del mese non hanno fatto registrare condizione di disagio, come mostra la tabella 7.

I grafici 2 e 3 consentono infine di osservare il confronto tra i valori di WCI giornaliero e la media pluriennale nelle stazioni di Bitti e Sadali più volte citate in precedenza. E' possibile pertanto osservare come quest'anno i valori dell'indice siano stati nella maggior parte dei giorni del mese decisamente più bassi rispetto alla media.




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